mercoledì 3 ottobre 2012

Musica per vecchi animali

Musica per vecchi animali è un film del 1989 scritto e diretto da Stefano Benni e Umberto Angelucci.

Non credo siano in molti a conoscerlo: fu ritirato dalle sale dopo soli tre giorni e per quanto mi sia informata a quanto pare non è mai venuto fuori il perché. Non era di certo un problema di gradimento: aveva ottenuto ottimi incassi, anche se solo per qualche giorno. Ad attirare il pubblico non erano stati solo i nomi dei registi, ma anche i due mostri sacri presenti nel cast: Paolo Rossi e il mitico Dario Fo accompagnati da una giovanissima Viola Simoncioni

Il trio vive un'avventura surreale in una città in preda ad un'emergenza di cui le forze dell'ordine non vogliono rivelare l'origine: c'è il coprifuoco, le strade sono praticamente deserte e i palazzi distrutti come dopo un bombardamento, ma i messaggi diffusi dalla radio parlano continuamente di semplici esercitazioni militari e di misure di protezione dei civili. In questo quadro bellico, vediamo Dario Fo nei panni del sessantenne professore Lucio Lucertola, Paolo Rossi nel ruolo del giovane (e incredibilmente smilzo) meccanico Lee e Viola in versione Lupetta, una ragazzina un pò sboccata e molto sveglia. 
Fra i tre nasce un'amicizia che li porterà a proteggersi ed aiutarsi reciprocamente per raggiungere i propri obiettivi di fuga: Lupetta scappa da casa, dove i suoi non smettono di litigare e di desiderarla più normale (leggi: gestibile), Lee deve attraversare tutta la città per consegnare un regalo misterioso alla sua fidanzata, bloccata in un letto d'ospedale e il professore vuole rivedere il vecchio quartiere dove ha vissuto e insegnato, ora in macerie e nel bel mezzo  di una zona inaccessibile.

Se trovate qualcosa di familiare in questi personaggi è perché sono stati ispirati da quelli di Comici spaventati guerrieri, sempre di Benni, così come le altre figure che costellano il film: Sergio, alla ricerca di un quisipuò, cioè un posto dove si possa giocare a calcio senza le proteste di passanti e inquilini imbufaliti, o Astice, che tutte le mattine va a chiamare il professore per andare a pescare col suo sidecar e il suo salsicciometiccio (nel linguaggio benniano, un cane non di razza e piuttosto in carne) con l'otite.
Ovviamente ci sono anche i cattivi, ma non fanno paura. Uno è il fascista Rambo, che ce l'ha con tutti i giovani fannulloni perché non contribuiscono alla Produttività Mondiale: insegue Lee per un motivo ben più prosaico, e cioè che gli ha fregato la macchina. L'altro ostacolo sono i poliziotti e i militari che impongono posti di blocco assurdi in giro per la città, costringendo i nostri ad inventarsi una serie di stratagemmi per aggirarli.

Come avrete intuito, il film è delirante
Ci sono delle scene che sfiorano il ridicolo, come quando i tre si conoscono: Lee è fermo ad una pompa di benzina deserta perché l'auto è a secco, Lupetta si avvicina e salta su senza smettere di prenderlo in giro e il professore di introduce nella conversazione sbucando da dietro i cespugli. Poi appare il benzinaio fantasma che gli fa il pieno a modo suo, cioè dicendo: "La benzina non esiste, la benzina siamo noi!". E la macchina riparte a tutta birra dando il via all'avventura.
Cioè, non so.
Altro momento topico è quando, per sfuggire ai controlli, il trio si inoltra nella metropolitana, scoprendo un vero e proprio mondo sotterraneo: vucumprà, donne gatto, un uomo travestito da Elvis che prima cerca di ammazzare Lucio Lucertola e poi scatena una rissa per salvarlo, santoni, commercianti di quadri che non compra nessuno convertiti al narcotraffico ("Cosa vuoi? Eroina? Cocaina? Caterina? ...è mia sorella!"). Ma soprattutto Luna, la Regina che emula una farfalla nel balletto più brutto che io abbia mai visto, programmi della De Filippi esclusi.

Nonostante questo, anzi proprio per questo, il film è da vedere: si ride tanto e si riflette ancora di più. 
Particolarmente interessante è l'edificio delle banche, fornito di un allarme che suona quando un civile alza la voce. O il museo, con un guardiano d'eccezione: Francesco Guccini che, con un cappotto consunto, un cappellaccio da spaventapasseri e barbone d'ordinanza, ha raccolto tutti gli utensili della civiltà estinta e li mostra ai nostri eroi. 
Già dall'inizio, infatti, il mondo sembra reduce da un attacco atomico e una voce fuori campo, con piglio da archeologo, parla della società moderna come della civiltà della caffettiera, che in effetti è l'unica cosa per la quale forse dovremmo essere ricordati 
Pare fossero arrivati addirittura sulla luna, anche se poi non ne fecero niente...

Eppure la terra brulica di vita, anche se la gente si va a divertire in un mondo dove polizia e istituzioni non entrano e lavora in luoghi fatiscenti. 
Ci sono i ribelli come in tutte le dittature che si rispettino: uomini che scappano e corpi coperti da teli sull'asfalto. E Lupetta che urla al poliziotto che la riporta a casa: "Non mi dire che non è successo niente! Basta un solo posto, un solo giorno e io non ti credo più!".

Poiché il film è diventato più unico che raro, la cosa più semplice è andarlo a vedere sul sito di Benni, che lo ha gentilmente messo a disposizione degli internauti. Vi passo il link: http://www.stefanobenni.it/

Per quanto riguarda gli attori, l'unica interpretazione adatta al grande schermo è quella di Paolo Rossi. 
Dario Fo, nella sua indiscutibile bravura, è lo stesso che vediamo a teatro: stessi gesti, stesse pause, stesso ritmo di declamazione. In una scena, guardandolo ballare, sembra di rivedere Ruzzante. Anche due ragazzini come Sergio e Lupetta adottano un tipo di recitazione più indicata al teatro: i loro personaggi ricalcano quelli tipici di Benni, che è un autore decisamente teatrale
La predilezione per il monologo e il modo quasi fumettistico di costruire i dialoghi (frasi ad effetto, tono di voce quasi sempre alto, ritmi serrati) fanno di lui uno dei migliori scrittori in circolazione, ma sul grande schermo trasmettono un senso di artefazione e di dispersione che non funziona.
Il film somiglia più ad un racconto aiutato dalle immagini e interpretato da attori eccellenti che parlano e si muovono come a teatro e ne sembrano consapevoli.

Forse la razionalità esce sconfitta da certe scene e la realtà, pur essendo vicinissima alla nostra, è talmente estremizzata da richiedere uno sforzo di fantasia perché l'opera risulti gradevole.
Ma anche se il film non parla direttamente al cervello, vi posso assicurare che arriva dritto al cuore.
Buona visione!

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