lunedì 8 ottobre 2012

Ridate a Cesare quel che è di Cesare


Notizia di ieri: la Chiesa non pagherà l'IMU sui suoi beni immobili. 
A deciderlo è stato il Consiglio di Stato, cioè il supremo organo che, tra le altre cose, tutela i diritti e gli interessi legittimi dei privati nei confronti della Pubblica Amministrazione. Dalla sua sede di Palazzo Spada, dunque, passano decisioni importanti, basti pensare alle gare d'appalto.

Occorre una piccola introduzione per capire di cosa stiamo parlando.
La nuova tassa sugli immobili introdotta dal governo Monti riguarda le abitazioni sia private che ad uso commerciale (tipo i negozi): prima avevamo una tassa simile, l'ICI, che il governo Berlusconi tolse di mezzo e che ora è risorta. Alleluia. Forse la principale differenza tra IMU e ICI è che la prima si impone anche agli immobili religiosi non usati propriamente per il culto, sorte che tocca anche alle associazioni no-profit.
Stiamo parlando del bar dell'oratorio o di sedi in cui, ad esempio, convivono un convento e un albergo.
Dopo lo scoppio di una polemica scatenata da qualche malpensante che non credeva ad una Chiesa obbligata a pagare una tassa, il Ministero del Tesoro ha diffuso un comunicato stampa in cui diceva che il ministro Vittorio Grilli aveva trasmesso "lo schema di regolamento di attuazione dell'articolo 91 bis, comma 3, del ddl numero 1 del 2012, convertito in legge numero 27 del 2012". Il comma in questione prevede appunto la tassazione delle "unità immobiliari con sedi miste", sul tipo di quelle illustrate poco più su.
Il Consiglio di Stato, però, non solo ha bocciato il regolamento, ma ha bacchettato il Ministero: non è affar suo stabilire se un'attività è commerciale o meno, dicono i giudici. O si rispetta il ruolo dell'Agenzia delle Entrate, o si fa una legge apposita.

Partono le prime due riflessioni. 
Tanto per cominciare: è opportuna una diatriba sulle imposte da far pagare o meno alla Chiesa nel momento in cui il peso delle tasse sui redditi degli italiani è salito al 44,7% e le imprese più piccole sono strozzate da IMU, IRAP e contributi? E ancora: è possibile che un ministro non sia riuscito a stilare un regolamento in modo corretto o non è più semplice pensare che ci stiano prendendo in giro per farci stare buoni?

Alla seconda domanda non posso rispondere con certezza. Alla prima invece si.
Ieri, cercando qualche notizia in più su questa faccenda, ho trovato parecchi post che definirei diversamente interessanti di liberi pensatori secondo i quali chiedere alla Santa Sede di pagare le tasse allo Stato italiano è come pretendere che la Francia o la Spagna paghino le nostre imposte, visto che lo Stato del Vaticano è indipendente e sovrano. Sempre secondo queste persone, la Chiesa Italiana (rappresentata dalla CEI, cioè la Conferenza Episcopale Italiana), gode delle stesse agevolazioni fiscali riferibili a qualsiasi cittadino, visto che non esiste alcuna norma nell'ordinamento italiano che esenti la Chiesa dal pagare i tributi in quanto Chiesa Cattolica.
A questo punto mi sembra evidente una certa confusione in materia, quindi no, parlare della questione non è opportuno, ma forse è utile.

Innanzitutto è vero che lo Stato del Vaticano è uno Stato indipendente esattamente come quello italiano: la sovranità territoriale è stata concordata con i Patti Lateranensi del 1929
Bisogna aggiungere, però, che le zone extraterritoriali della Santa Sede si estendono per una superficie complessiva di 700.000 m2 solo a Roma e provincia: un quarto del patrimonio immobiliare romano è nelle mani della Chiesa, che negli ultimi anni ha cominciato a fare trading immobiliare vendendo beni per oltre 50 milioni di euro. Il patrimonio gestito dallo IOR, la banca del Vaticano, e dall'APSA, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, sfiora i sei miliardi. Il giro d'affari del turismo religioso a Roma è stimato intorno ai 150 milioni di euro.

Vi starete chiedendo cosa c'entra tutto questo con la sovranità territoriale. Niente, sono solo le cifre di tutti i soldi che il Vaticano, Stato indipendente e sovrano, ricava da monumenti e immobili presenti sul suolo dell'Italia, altro Stato altrettanto indipendente e sovrano. 
Avete mai provato ad entrare nella Città del Vaticano? Se non avete visti particolari e non ci lavorate vi cacciano fuori a calci. Però loro da noi possono entrare quando vogliono. E non solo.
A chi pensate che vendano i loro immobili? Dovete sapere che da quindici anni a questa parte la Chiesa è protagonista di diversi sfratti a famiglie in difficoltà che risiedevano nelle case gestite dagli enti religiosi: nel momento in cui le abitazioni hanno riconquistato valore sul mercato è partita la caccia al miglior acquirente, che guarda caso è spesso e volentieri un politico al quale chiedere dei favori preziosi. 
Dunque non si limitano a possedere il 20% del patrimonio immobiliare italiano, ma lo usano per influenzare la politica a loro favore. 
Dicesi sovranità nazionale.

Direte voi: va bene, ma almeno gli immobili di importanza storica saranno ristrutturati a spese dello Stato del Vaticano, visto che è loro competenza.
Anche no e vi faccio un esempio.
L'organizzazione che gestisce i beni immobiliari della Santa Sede si chiama Propaganda Fide e ha sede a Piazza di Spagna, in un palazzo storico gigantesco che appartiene, appunto, allo Stato del Vaticano. L'ex ministro dei trasporti Pietro Lunardi ha finanziato la ristrutturazione del palazzo in cambio di appartamenti di proprietà dell'organizzazione concessi a prezzi stracciati. Per giustificare l'elargizione delle forti somme di denaro, si disse che in cambio i cittadini italiani avrebbero ottenuto l'opportunità di accedere ad una biblioteca situata all'interno del palazzo. 
Ovviamente non esiste nessuna biblioteca.

Si stima che se la Chiesa pagasse l'IMU nelle casse italiane entrerebbero circa 600 milioni di euro. A Bruxelles questi si chiamano aiuti di Stato ed è in corso un'indagine che potrebbe concludersi con delle sanzioni ai danni della Santa Sede.
Le precisazioni che seguono sono dedicate a chi non pensa che la Chiesa sia agevolata dal punto di vista fiscale. Ricordo a queste persone che anche se nell'ordinamento italiano non viene menzionata la Chiesa cattolica in riferimento ai tagli sulle imposte, i Patti Lateranensi sono ancora in vigore e anzi sono stati aggiunti ulteriori vantaggi per lo Stato del Vaticano dopo la revisione alla quale sono stati sottoposti nel 1984
Tralasciamo l'ICI, visto che ne abbiamo già parlato, e vediamo cosa rimane.


  1. La Chiesa paga solo il 50% dell'IRES, l'Imposta sul Reddito delle Società;
  2. La Chiesa è esentata dal pagamento dell'Imposta locale sui redditi dei fabbricati;
  3. La Chiesa è esentata dal pagamento dell'Imposta sull'incremento del valore degli immobili;
  4. I canoni, le spese per la manutenzione o il restauro dei beni e le spese per le attività commerciali svolte dall'ente sono deducibili dal reddito complessivo degli enti ecclesiastici;
  5. La Chiesa è esentata dal pagamento dell'IVA per le prestazioni rese da enti di beneficienza, ospedali, ricoveri e scuole;
  6. I sacerdoti non pagano l'IRAP sulle retribuzioni loro corrisposte;
  7. La Chiesa non paga i diritti doganali e daziari per merci estere dirette alla Città del Vaticano o agli Istituti della Santa Sede;
  8. I lavoratori assunti in società di proprietà del Vaticano sono esenti dal pagamento dell'IRPEF anche se la sede della società è in territorio italiano;
  9. Le scuole private confessionali godono di sovvenzioni statali;
  10. Gli insegnanti di religione cattolica nelle scuole pubbliche godono di trattamenti contrattuali migliori rispetto ai colleghi;
  11. La Chiesa gode di fornitura idrica gratuita per la Città del Vaticano (art.6 del Trattato tra il Vaticano e il Regno d'Italia del 1929, non modificato dalla revisione del 1985), per un consumo annuo attestato sui 5 milioni di m3;
  12. Lo Stato Italiano prevede finanziamenti per "emittenti radiofoniche nazionali a carattere comunitario": le uniche che rispondono ai requisiti richiesti sono Radio Padania Libera (cioè la radio della Lega Nord) e Radio Maria;
  13. Lo Stato Italiano prevede finanziamenti per l'assistenza religiosa negli ospedali pubblici: in ogni struttura sanitaria pubblica o privata deve esserci almeno un "assistente religioso", uno per ogni 350 posti letto in strutture che ne hanno più di 700. Gli assistenti devono essere assunti dalla struttura ospedaliera ospitante, che deve mettere a disposizione spazi per le funzioni del culto, alloggi per gli assistenti, uffici e arredi e deve sostenere le spese necessarie al loro mantenimento, comprese quelle di illuminazione e riscaldamento.
Ho intenzionalmente lasciato per ultimo il famigerato 8xmille, cioè una somma raccolta tramite l'IRPEF che in base alla legge 222 del 1985 deve essere destinata "in parte a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e in parte a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa Cattolica". 
Oggi tutti i cittadini che presentano la dichiarazione dei redditi possono scegliere a chi destinare questa somma: solo il 40% degli aventi diritto opera una scelta e di questi, circa l'80% sceglie la Chiesa Cattolica. 
Il problema è che se uno non prende una decisione i soldi vanno automaticamente alla Chiesa, alla quale in questo modo arriva l'80% di tutto l'8xmille: parliamo di circa un miliardo di euro all'anno, di cui più di un terzo viene usato per gli stipendi dei sacerdoti e solo un quarto è dedicato agli interventi caritativi, senza contare i soldi utilizzati per la pubblicità della Santa Sede, che ne ha bisogno e la usa come qualsiasi azienda sulla faccia della Terra.
Ne ha talmente bisogno che ha appoggiato la decisione della Chiesa tedesca di poco tempo fa: chi non versa l'8xmille non può accedere ad alcuni sacramenti, non può proporsi come padrino/madrina di battesimo e non potrà godere di funerale celebrato in Chiesa.

Un'ultima considerazione, ma non in ordine di importanza, riguarda il legame tra lo Stato Vaticano e la nostra politica italiana.
Negli ultimi anni i finanziamenti statali all'edilizia popolare (cioè quella che si occupa di costruire abitazioni popolari) sono stati praticamente azzerati, mentre è stato stanziato più di un miliardo di euro per la costruzione di nuove chiese da parte del Vaticano. In Italia c'è la maggiore concentrazione di chiese al mondo e per me questo evidenzia il potere del Vaticano di controllare il territorio italiano in modo capillare.
Pensateci: la DC ha governato per trent'anni nel nostro Paese soprattutto grazie alla propaganda fatta dagli altari durante la messa. Inoltre c'è un politico cardine della nostra storia moderna, una persona che è stata dichiarata mafiosa e non è stata perseguita solo perché il suo reato era caduto in prescrizione. Ha fatto il bello e il cattivo tempo in Italia per parecchi anni, conquistando il potere e mantenendolo anche grazie all'appoggio incondizionato della Chiesa. 
Sto parlando di Giulio Andreotti, che oggi riveste il ruolo di Senatore a Vita.

La mia conclusione è che nessuno vuole negare che lo Stato del Vaticano sia indipendente e sovrano, ma ognuno deve essere indipendente e sovrano a casa sua. 
Se la Russia avesse la stessa quantità di sedi che il Vaticano ha sul suolo italiano, permettesse il riciclaggio di denaro attraverso una banca con sede a Roma e guadagnasse una grande quantità di denaro grazie alla compravendita di beni immobili nelle nostre città, influenzando i nostri politici, forse non sarebbe necessario scrivere certi post. Forse risulterebbe ovvio che qui se c'è qualcuno che usurpa la sovranità nazionale altrui, quella non è l'Italia. 

Agli amici di facebook, un suggerimento: vi passo il link di qualcuno che definisce chi condivide la mia conclusione come una pecora che non si informa prima di parlare. A mio avviso, urge un commento a tono.

http://www.facebook.com/notes/papa-benedetto-xvi/ma-quali-privilegi-e-ici-la-chiesa-le-tasse-le-paga-sei-non-sei-anche-tu-una-pec/247474578607943/

Ascolto consigliato:



2 commenti:

  1. Francamente l'IMU sugli edifici della Chiesa Cattolica non adibiti al culto (o a oratorio) mi sembra una misura giusta: almeno fino a quando non tolgono l'IMU anche a noi. L'8xmille è scandaloso: nessuno stato laico dovrebbe tollerarlo. Meglio avere ricoveri notturni e mense per gli indigenti finanziati dallo Stato (e di sua proprietà), piuttosto che delegare (in bianco) la "caritas" alle varie confessioni religiose e finanziare il tutto coi soldi dei contribuenti.

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