domenica 21 ottobre 2012

Legalizzare le droghe fa bene all'ambiente


Non ho mai fatto uso di droghe pesanti e non perché non ne avessi avuto la possibilità ma perché ho sempre pensato che se per stare bene avessi avuto bisogno di una sostanza, avrei avuto un problema grave da risolvere: l'incapacità di essere felice giorno per giorno.
Non è che io riesca sempre a sorridere, ma ci sto lavorando.
Ad ogni modo, in questo articolo non prendo le difese della droga in sé, ma espongo una maniera di affrontare il problema che non sia repressivo. I vari tentativi di eliminare le tossicodipendenze rendendo illegali le sostanze, infatti, oltre che improduttivi sono stati molto dannosi. E vado a spiegare il perché.

Per cominciare, affrontiamo la questione da un punto di vista diverso dal solito: l'incidenza della produzione di droga sull'ambiente.
Le sostanze stupefacenti e i loro metaboliti (cioè ciò che viene fuori ogni volta che le molecole delle droghe vengono trasformate dal nostro corpo o dall'uso che ne facciamo, per esempio quando le bruciamo) sono l'ultimo gruppo di inquinanti del nostro Pianeta, ovvero quello più recente. Tanto che le informazioni sulla loro presenza nell'ambiente sono scarse e la gran parte degli studi riguarda il Nord America e l'Europa. 
Peccato che le droghe vengano prodotte in Paesi poverissimi: è lì che vanno ricercate le conseguenze della loro produzione: dallo sversamento di sostanze di scarto nei corsi d'acqua alla deforestazione necessaria per intraprenderne le colture.
Però qualcosa si sa.
L'Università di Lima, per esempio, ha calcolato che in un solo anno i trafficanti della Valle Superiore dell'Hullaga hanno scaricato 100 milioni di litri di rifiuti speciali liquidi impiegati per la produzione di pasta di coca dentro il bacino del fiume omonimo, che confluisce nel Rio delle Amazzoni. A differenza di ciò che si potrebbe pensare i laboratori non sono solo in Sudamerica, ma anche in vaste aree dell'Asia, del Medio Oriente e dell'Europa dell'Est.
Solo nel 2008 sono stati sequestrati quasi 18.500 laboratori illegali di produzione di stupefacenti, che usano sostanze chimiche e le scaricano nei terreni, nei fiumi e nelle reti fognarie.

In termini di spreco di megawatts, il nemico numero uno è la marijuana: nelle coltivazioni clandestine si usano illuminazione artificiale, ventilatori a pale, deumidificatori e molto altro, per un consumo elettrico che negli USA del 2011 equivaleva all'1% di quello nazionale.
Ovviamente se le coltivazioni fossero legali si potrebbero fare all'aperto, senza bisogno di tutto questo.
La marijuana viene coltivata per metà della sua produzione in Messico, dove ha invaso le aree protette delle montagne della Sierra Madre Occidentale; alcuni piantatori californiani sono arrivati a deturpare parte della vegetazione del Sequoia National Park.

Tra le droghe meno ecologiche troviamo l'ecstasy, realizzata con olio di sassofrasso, un albero delle foreste pluviali del Brasile e Sud Est asiatico.

Una delle droghe più diffuse oggi è la cocaina.
Per ogni chilo servono: un chilo di calce, 80 litri di cherosene, 200 grammi di permanganato di potassio e un litro di ammoniaca concentrata.
Riuscite ad immaginare le conseguenze dello sversamento di queste sostanze nell'acqua che la gente della zona usa per mangiare, lavare e irrigare?
Tra Perù, Bolivia e Colombia è stata distrutta un'area più grande del Galles per permettere la coltivazione delle piante di coca, per la quale vengono utilizzati fertilizzanti e antiparassitari. I militari cercano di distruggerle via aerea con tonnellate di erbicidi che ammazzano flora, fauna e colture alimentari. Ah, e anche gli indigeni.
Ma su questo c'è da dire ben altro.

In Bolivia la pianta di coca è coltivata da più di 5000 anni e le foglie vengono masticate dalla popolazione come medicina contro qualsiasi male e per sopportare le altitudini alle quali i cocaleros, come vengono chiamati gli agricoltori che si dedicano a queste colture, devono lavorare.
Siete fuori strada se pensate che questa gente mastichi cocaina: per rendere tale una foglia di pianta di coca occorre un lungo processo durante il quale ad essa vengono aggiunti una serie di additivi chimici. Di sicuro una volta ci si faceva di tutto: saponi, alimenti, pomate e quant'altro: la foglia di coca è una miniera di vitamine, potassio, fosforo, minerali e proteine.

Poi sono arrivati gli americani, che hanno ritenuto loro dovere aiutare i boliviani a disfarsi di questa pericolosissima pianta. In realtà, come spesso accade, gli USA volevano soggiogare il mercato boliviano a quello statunitense in modo da approfittare della grossa quantità di materie prime a basso costo, per non parlare dei contadini disposti a lavorare in qualsiasi condizione pur di non morire di fame.
D'altra parte è la stessa cosa che hanno fatto con noi quando ci hanno impedito di coltivare marijuana come facevamo da sempre per poterci vendere i loro farmaci.
Ma questa è un'altra storia.

Il Plan Dignidad, conosciuto come Coca Zero, è un piano finanziato in gran parte dagli americani che prevede la distruzione delle coltivazioni di coca e la loro sostituzione con colture alternative. 
Era il 1997 e le Nazioni Unite decisero di contribuire con somme minime perché avevano già promosso un altro piano, Agroyungas, per il quale la coca era stata sostituita con il caffè, portando alla bancarotta 1500 agricoltori
Non erano tanto convinti, insomma.
Il Coca Zero coinvolgeva le forze armate, per cui si verificarono molte e gravi violazioni dei diritti umani causate dalla violenza della polizia. 
Più di 36mila famiglie che dipendevano dalla foglia di coca restarono senza fonti di sussistenza e i prodotti sostitutivi come ananas, arance, pepe nero e caffè non trovarono mercato.

Nel 2006, la svolta: al governo, per la prima volta nella storia della Bolivia, va un indigeno. Si chiama Evo Morales e sa perfettamente cosa fare con la coca.
Morales guidò il popolo verso la riappropriazione delle colture, pur condannando con forza la cocaina e soprattutto i narcotrafficanti: la paga per un contadino disoccupato che lavora per loro tutta la notte trasformando la foglia di coca in pasta base per la cocaina è di ben 50 euro, una somma enorme per un boliviano povero.
Grazie ai ricavati dei prodotti fatti con la pianta di coca, i contadini boliviani sono riusciti a costruire scuole, ospedali e strade e ad istituire un sistema di assistenza sociale funzionante.
D'altro canto, però, i controlli non sono aumentati e il narcotraffico in queste zone è cresciuto esponenzialmente, causando deforestazione selvaggia e inquinamento idrico.

Per fortuna la polizia di solito non combatte la droga spruzzando sostanze tossiche nell'aria. Allora come mai non riesce a fermare il narcotraffico?
Purtroppo per la legge è impossibile agire in modo efficace: anche se si riuscisse a sequestrare tutti i carichi provenienti dal Sudamerica, i narcotrafficanti avrebbero dei rifornimenti tali da soddisfare la domanda di tutta l'Italia per tre mesi.
Inoltre dieci anni fa hanno diversificato il mercato: accanto alle grosse e costose dosi per i ricchi, oggi ci sono quelle più piccole ed economiche per le classi più povere. Ciò ha reso la cocaina un prodotto trasversale, cioè qualcosa che non interessa solo alcune classi sociali, ma le coinvolge tutte allo stesso modo.

In alcuni Paesi, poi, la lotta al narcotraffico è ancora più difficile, perché spesso con i soldi derivanti dal commercio di droga si pagano le campagne elettorali di candidati che in cambio non daranno fastidio ai trafficanti.
Per usare le grandi quantità di denaro che derivano dallo spaccio, infatti, i soldi devono essere depositati in diversi conti e spostati continuamente da un conto all'altro e da una banca all'altra fino a che non si capisce più chi lo abbia depositato per primo e dove. A quel punto è pronto per essere investito.

Un altro aspetto al quale non si pensa mai quando si affronta il problema dell'abuso di sostanze è quello dell'assistenza sanitaria che in futuro dovremo dedicare ai consumatori di oggi: quale sarà il loro stato di salute? Fino a che età potranno essere produttivi e da quale punto in poi diventeranno solo un costo sociale? 
Le domande sono fondate: esistono tossicodipendenti che non arrivano ai quarant'anni e hanno il cervello di un ottantenne, con tutto il rispetto per la terza età.
Se state pensando che un tossicodipendente non arriva ad una certa età e muore prima di diventare un peso, vi sbagliate: nessuno vi ha detto che si muore molto di più per l'uso di tabacco e alcol che non per uso di droga. Le proporzioni sono rispettivamente di 50 e 10 contro 1.
A confermare la mia tesi, l'esistenza di ospizi per tossicodipendenti in Olanda. Età media degli ospiti: settant'anni.

Negli ultimi anni, il proibizionismo che riguarda le droghe ha dimostrato di non essere la soluzione a nessuno dei problemi legati alla droga: il profitto del narcotraffico equivale all'8% dell'economia mondiale e costituisce l'80% dei profitti della malavita; la criminalità ha subito un aumento del 500%; cifre enormi vengono spese per combattere i crimini legati allo spaccio e all'uso di droghe; l'uso di queste ultime continua ad aumentare inesorabilmente.
Due parole anche sulla legalizzazione: essa prevede l'uso di droghe limitatamente a determinate condizioni stabilite dalla legge, come già avviene per fumo e alcol. Non stiamo parlando, quindi, di liberalizzare gli stupefacenti: ciò permetterebbe l'assoluta libertà di commercio senza vincoli legislativi.

Mettiamo che il governo italiano decida di legalizzare l'eroina. Potrà:

  • controllare la quantità di principio attivo presente nelle dosi e la purezza della sostanza, così da limitare decessi per droga e spese sanitarie ulteriori;
  • controllare la vendita, cioè essere certo di non vendere stupefacenti a minorenni, psicolabili e criminali;
  • controllare le quantità acquistate da un singolo, in modo da limitare i casi di spaccio;
  • diminuire la diffusione di malattie attraverso la fornitura di siringhe sterili e la messa a disposizione di luoghi idonei come le cosiddette stanze del buco (scusate l'articolo senza apostrofi, mi sembrava valido lo stesso);
  • offrire un aiuto immediato a chi decide di smettere o impedire che un consumatore possa passare da una droga meno pesante ad una più pericolosa;
  • impedire che una persona che ha commesso un reato sotto l'effetto della droga possa tornarne in possesso. Se ad esempio si fornisse una specie di "patente della droga" si potrebbe tenere sotto controllo ogni tossicodipendente, eventuali reati compresi, in modo da togliergli la patente e quindi la possibilità di rifornirsi della dose necessaria nel caso di una azione illecita.
  • prevedere lo stoccaggio delle sostanze di scarto della produzione di stupefacenti e limitare al minimo la deforestazione.
Ho letto diversi commenti a post che come il mio evidenziano la necessità di aiutare e sostenere il tossicodipendente secondo i quali è giusto che una persona del genere muoia, anche in circostanze terribili, visto che ha scelto di stare male.
Allora facciamo così: da oggi non si curano i malati di cancro ai polmoni che abbiano un passato (o un presente) da fumatori e si lasciano gli alcolizzati a morire di cirrosi epatica in mezzo ad una strada.
Anzi, già che ci siamo potremmo proibire di nuovo tabacco e alcol, per tornare ai magnifici anni '20.
Si stava così bene quando si poteva sorseggiare spirito nei club clandestini.

Ascolto consigliato:






2 commenti:

  1. Ricordo che, qualche tempo fa, ci fu la proposta di comprare (da parte dei paesi NATO) tutto l'oppio prodotto in Afghanistan, farne morfina e distribuirla agli ospedali. Il problema è che così facendo, in tutto il terzo mondo, dilagherebbe a macchia d'olio la coltivazione di oppio rendendo impossibile ai paesi ricchi l'acquisto. Stessa cosa per la cannabis e la coca. E poi la malavita potrebbe acquistare a prezzi più alti di quelli imposti dai paesi ricchi, vanificando l'operazione (si otterrebbe solo un aumento di prezzo per i consumatori finali). In Olanda è legale la cannabis, e l'eroina viene data gratuitamente ai soli pazienti che rifiutano di andare nelle Comunità di disintossicazione. Ma anche lì, la cosa non ha funzionato perchè solo i "cronici" hanno la sostanza legalmente, mentre per i nuovi consumatori (e i minorenni) c'è sempre un fiorente mercato illegale. Temo che per il problema droga non ci sia soluzione: anche perchè la legalizzazione completa (che nessuno ha mai tentato) farebbe dilagare il consumo creando problemi sociali enormi. Chi smetterebbe di usare eroina se fosse reperibile legalmente a prezzi irrisori?

    Carlo Orosei

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  2. Grazie per il commento, molto interessante!
    Per risponderti devo riallacciarmi ai miei precedenti post sull'ambiente e sullo sviluppo sostenibile. Penso infatti che si dovrebbe stabilire un limite entro il quale coltivare determinate piante, limite che la natura impone a qualsiasi coltivazione sulla faccia della terra ma che l'uomo ha modificato a suo uso e consumo.
    Mi spiego: se per soddisfare la richiesta di oppio degli ospedali devo sottrarre spazio sul mercato ad altri paesi o addirittura devo eliminare altre coltivazioni importanti per la popolazione, mi imporrò un limite entro il quale coltivare nel mio Paese e darò la precedenza ai rifornimenti degli ospedali più importanti. In alternativa il fatto che un Paese povero diventi il maggiore produttore di una sostanza non può che avvantaggiarlo: con una moneta debole e un'offerta elevata, l'oppio (per fare un esempio) sarebbe venduto a prezzi bassi e non elevati e potrebbe rinforzare l'economia del Paese di provenienza.
    La malavita non avrebbe più spazio sul mercato, perché lo Stato offrirebbe sempre prezzi più convenienti. Inoltre non ho le tue stesse informazioni sull'Olanda: è chiaro che nei progetti per i tossicodipendenti viene data precedenza a quelli cronici, ma nel frattempo la diffusione di eroina è molto diminuita, al punto da arrivare quasi ad azzerare le morti per overdose. Poi se uno vuole continuare a farsi del male nonostante tutto, non si può impedirglielo, purtroppo. Aggiungo che l'esperimento della "carta" che ho esposto nell'articolo aiuterebbe molto a monitorare i consumatori, individuando quelli che fanno un uso improprio della sostanza rivendendola a terzi e togliendogli la possibilità di rifornirsi presso lo Stato.
    Sicuramente il problema droga non verrà mai debellato completamente, ma con queste contromisure si potrebbe limitarlo parecchio :)

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