lunedì 3 settembre 2012

Italo, Smart Class




Quando mio padre ha sentito che sarei partita con Italo ha chiesto, con malcelata gelosia, chi fosse questo tizio. L'ho rassicurato con un “Papà, è il nuovo treno di Montezemolo”. Subito si è illuminato: “ah, fammi sapere com'è!”. Questo è per te, papà.
Questo articolo vuole essere ironico, non cattivo: non si può essere cattivi con una compagnia che ti fa risparmiare quasi quaranta euro su una delle tratte più frequentate d'Italia. Ma l'ironia, si sa, ci fa vedere le cose da un altro punto di vista e a volte ci aiuta a migliorare ciò che non ci piace. In questo caso mi ha aiutata ad accettare che una compagnia privata sia più competitiva di quella statale. E finché sarà così, non posso che viaggiare con Italo.

Le banchine delle stazioni di certe (molte) città italiane non sono fatte per ospitare una massa di passeggeri in attesa di poter salire su un treno che è già pronto al binario. Chi ha progettato Italo forse non lo sapeva: rimango dieci minuti su un marciapiede inondato dal sole, fissando il numero 9 impresso in grigio metallizzato sulla carrozza, sorvegliata da un attentissimo controllore in divisa perché non salga prima del tempo. Quando finalmente si aprono le porte, noto che la fila di gente stenta a diradarsi e una volta salita sul vagone capisco il perché: è decisamente più piccolo rispetto a quelli di Trenitalia, il corridoio (grigio) è più stretto, i sedili (grigi) sono un po' ammassati, le scansie (grigie) per le valigie più grandi sono poche e la gente è costretta ad infilarle insieme alle altre negli spazi sopra i sedili, operazione che necessita di un po' di tempo in più, qualche vena gonfia sul collo e qualche sommessa bestemmia. In compenso i cestini (grigi) e le prese elettriche (grigie... ma con rivestimento arancione!) sono stati spostati tra un sedile ed un altro, lasciando libera la parete costellata da finestrini molto ampi. In questo ambiente nuovissimo dai sedili imbottiti odorosi di pelle (chissà tra dieci anni cosa si anniderà tra le perfette rifiniture di un bianco smagliante), le lucette sul tetto ricordano quelle di un aereo e se non fosse che il treno è poco stabile sui binari della gloriosa Ferrovia di Stato, verrebbe da spegnere i cellulari e salutare le formiche con la mano.

Una volta seduta, alzo gli occhi in cerca del tradizionale televisore posizionato sopra le porte scorrevoli e affollato di notizie inutili, ma sorpresa: non c'è. Al suo posto, una striscia di parole luminose mi istruisce soltanto sulle prossime fermate con relativi orari. Anche l'annuncio di rito, preceduto da un jingle un po' troppo metallico, non concede spazio alla pubblicità, ma mi fa fare una scoperta inquietante: se qualcuno fuma, contravvenendo alle regole, tutti i passeggeri ne pagheranno le conseguenze e saranno copiosamente innaffiati, forse per evitare fenomeni di autocombustione. Al momento della partenza, il Train Manager (=capotreno) si sbaglia e manda l'annuncio in inglese manco partissimo da Zurigo: la vecchietta accanto a me, preoccupatissima, si rivolge al Train Specialist, convinta di doversi preparare ad una esplosione imminente. Sentirsi rispondere in un italiano pesantemente influenzato dalle origini campane del Controllore (vivaddio) fa tirare a tutti un sospiro di sollievo. La ragazza, giovanissima, ci informa anche che non esiste una carrozza bar: chi vuole può prenotare il pranzo, altrimenti ci si deve arrangiare ai distributori. La vecchietta tira fuori uno sfilatino imbottito e lo sventola sotto il naso della Specialist, trionfante. Passerò buona parte del viaggio a chiedermi come dovrebbe fare un passeggero a ordinarsi il pranzo se non gli viene dato nessun menu; lo avrei volentieri chiesto alla giovanissima Train Specialist, ma in quattro ore non l'ho più vista passare, né lei né i suoi colleghi. Intanto, mi devo ricredere sulla striscia luminosa: la pubblicità mi inviterà per tutto il viaggio ad iscrivermi al sito della compagnia per usufruire dei fantastici e non meglio specificati servizi aggiuntivi, ma almeno è un assedio silenzioso.

Dopo un po' comincio ad annoiarmi e mi viene in mente che questo è stato definito il treno più moderno d'Europa, anche grazie alla carrozza cinema, di cui ho letto meraviglie, e della prima classe dove, a sentire Diego Della Valle (fondatore di Italo insieme a Luca di Montezemolo, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone), tra un sedile ed un altro ci starebbe anche il Grand Canyon. Peccato che col mio biglietto tutte queste belle cose non si possano vedere: un addetto meno simpatico della signorina che consigliava di portarsi il pranzo da casa mi impone di rimanere fuori. Potrei guardare tutto dalla mia postazione dietro le porte scorrevoli, ma un moto d'orgoglio mi fa girare sui tacchi e tornare al mio modesto sedile in smart class.

Bisogna dire che il nome lo hanno azzeccato: un divario enorme tra una classe ed un'altra e l'impossibilità di accedere ad una superiore alla propria, ambienti nuovissimi nei quali si sta stretti come sardine, uno dei treni più veloci d'Europa costretto a correre su binari preistorici (a trecento all'ora si balla che è un piacere), personale assente se non quando si cerca di andare oltre i limiti prestabiliti. Non poteva che chiamarsi Italo.

Ascolto consigliato:



6 commenti:

  1. Quindi l'unico vero plus di Italo rispetto a Trenitalia sembrerebbe il prezzo, almeno per le classi minori. In effetti il primo pensiero di chi viaggia sulle nuove linee AV italiane è "quanto mi costerà"? Se il prezzo è molto competitivo la massa chiuderà gli occhi volentieri sui dettagli. A proposito: quanto mi costerà? :)

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  2. Ciao! Io ho pagato sui cinquanta euro, ma bisogna prenotare con largo anticipo, come anche su Trenitalia. Per ora, forse proprio a causa dei prezzi già bassi, non vedo promozioni particolari, ma bisogna anche dire che le tappe sono un pò diverse anche per le tratte più frequentate: mentre l'Eurostar arriva a Milano centrale, Italo arriva a Milano Rogoredo e Milano Garibaldi. Insomma, le differenze in realtà sono tante, anche se mi sono soffermata all'estetica e alla comodità :)

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  3. ORA SPIEGAMI COSA TI CAMBIA DA GARIBALDI A CENTRALE, SONO DUE FERMATE DI METRO,ASSURDO!!!!!!!!!!!!

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    1. Prima di tutto perché urli? Se ti agiti in questo modo sembra che la cosa cambi a te, non all'autrice...

      Secondo, perché ti concentri su un particolare (importante o meno che sia) quando le cose importanti sono tante e varie?

      Terzo, io con i treni ci lavoro ogni giorno e ti assicuro che cambiare stazione è una cosa di un certo peso, soprattutto quando si tratta di dare indicazioni a clienti o uomini d'affari che si spostano in treno (e oggi sono sempre di più). Persone che non sono di Milano, e sono sempre state abituate a scendere a Centrale, con albergo vicino a Centrale, taxi o noleggio auto vicino a Centrale, tutto vicino a Centrale.

      Lo sai quanto mi pesa questa modifica? UN SACCO di mail e telefonate in più, e gente che a volte si irrita (a torto, ma tant'è), arriva tardi o addirittura "si perde".

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  4. Volevo segnalare questo articolo con una comparazione delle tariffe tra Trenitalia e Italo ntv, a me sembrano UGUALI, viva la concorrenzaaaaaaa

    http://www.500euroalmese.com/la-concorrenza-dei-treni-ntv-e-trenitalia-uguali-sono/

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  5. La differenza è minima quando anche Trenitalia offre delle promozioni, ma a prezzo pieno Italo è senz'altro più conveniente. Certo, mi riferisco a due offerte base, cioè comprendenti solo la prenotazione del posto: è chiaro che se volessi prendere il biglietto sostituibile in qualsiasi momento con l'opzione ristorante e la carrozza cinema pagherei più del costo del biglietto "flessibile" di Trenitalia.

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