Ieri avevo un pò di tempo libero e ho rispolverato un libricino che era in libreria da qualche mese: Il banchiere anarchico di Fernando Pessoa.
Sono una sessantina di pagine in cui una discussione tra due amici diventa il pretesto per una lunga dissertazione filosofica da parte di uno dei due, banchiere, nei confronti dell'altro, che in realtà funge solo da spalla per i discorsi del primo.
Il banchiere afferma uno dei principi dell'anarchia, ovvero che le convenzioni come il matrimonio, il capitale e così via siano delle finzioni sociali da sradicare. Prima di intraprendere la carriera economica, l'uomo faceva parte di un gruppo di persone che lui definisce sincere e che, attraverso un'opera di propaganda quanto più possibile diffusa, cercavano di convincere la gente della bontà delle proprie convinzioni.
Il nostro Saul, però, viene folgorato sulla via di Damasco da una semplice riflessione.
Mettiamo che due amici stiano camminando insieme e che ad un certo punto si trovino davanti ad un bivio. Uno deve andare a destra, l'altro a sinistra. Uno cerca di convincere l'altro a seguirlo e fargli compagnia, ma all'altro non conviene percorrere un'altra strada rispetto alla sua. Alla fine, sotto le insistenze dell'amico, accetta di seguirlo.
Cose che accadono tutti i giorni, ma che evidenziano una delle caratteristiche della natura umana: cercare di convincere gli altri a fare i nostri interessi, plasmandoli in modo tale da fargli credere che anche per loro ci sarà un guadagno finale (in questo caso, il piacere di farsi compagnia a vicenda ancora per un pò).
Chiaramente è un'estremizzazione, una delle tante che ci vengono proposte nel libro, ma se prese con la leggerezza dovuta ad una conversazione informale offrono ottimi spunti di riflessione.
Con questo esempio il banchiere introduce una domanda che forse ci siamo posti in parecchi: l'istinto di manipolare le persone e cercare di prevaricarle è proprio della natura dell'uomo o deriva da secoli di cultura umana orientati in questo senso?
Domanda da un milione di dollari.
Pessoa pensa che la seconda ipotesi sia la più credibile.
Poi però sembra contraddirsi, perché dice che l'egoismo è qualcosa di assolutamente naturale e che non esiste azione umana che non sia orientata verso un profitto, per quanto piccolo esso sia.
L'autore sostiene anche, attraverso le parole del banchiere, che aiutare una persona sia la dimostrazione che non abbiamo fiducia nelle sue capacità di farcela da sola e questo, a mio modesto avviso, dimostra che ci troviamo di fronte alle idee di un uomo nato nel 1888.
Infatti non è su questo che mi voglio soffermare.
Piuttosto, mi è venuto da chiedermi come questa riflessione sul genere umano si possa riportare ai nostri giorni. Qual è la maggiore espressione di egoismo orientato al profitto?
Poiché ieri sera non avevo proprio niente da fare e il libro durava troppo poco per occupare tutto il mio tempo libero, ho fatto un giro su quella miniera di informazioni, immagini e musica che è youtube e ho scovato un video caricato da poco.
The Corporation è un documentario del 2003 diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott che analizza lo strapotere delle multinazionali (che in America si chiamano, appunto, Corporations) all'interno delle economie mondiali.
Nel film le multinazionali sono riconosciute come personalità giuridiche: chiaramente non sono persone singole, ma gruppi di persone che perseguono uno stesso obiettivo e che godono degli stessi diritti di una persona singola, come possedere, acquistare e vendere. Partendo da questo presupposto, esse vengono analizzate nell'insieme dei loro comportamenti: dall'utilizzo spesso irresponsabile e indiscriminato delle risorse umane, ambientali ed animali alle strategie di manipolazione del cliente, quindi di altre persone.
La diagnosi finale è che la multinazionale, se fosse davvero una persona singola, sarebbe gravemente psicopatica e dovrebbe andare da uno bravo.
Non è un documentario parziale: vengono intervistati alcuni tra i CEO delle più importanti organizzazioni, soprattutto americane, con l'obiettivo di evidenziare che, come è logico, sono persone come noi.
In particolare, uno di essi racconta una manifestazione davanti casa sua contro i danni ambientali che il suo gruppo stava causando mentre scorrono le immagini di una ventina di ragazzi con uno striscione davanti ad un uomo in jeans. Anche sua moglie è ripresa mentre distribuisce caffé ai manifestanti seduti sul prato nelle due ore di discussione che ne sono conseguite, durante le quali anche lui si era dimostrato preoccupato per l'impatto ambientale delle sue attività.
Insomma, uno di noi. Uno che ha dichiarato di essere assolutamente pronto a collaborare con il Governo qualora nuove soluzioni più sostenibili per il Pianeta fossero state proposte. Lo stesso che poi non ha impedito l'impiccagione di alcuni attivisti che lottavano contro una delle sue sedi.
Ops.
Ad ogni modo, i pensieri a quel punto mi giravano a mille in testa.
C'è gente come noi che lavora per sistemi come quelli bancario ed economico in cui si asseconda la naturale propensione dell'uomo alla prevaricazione e allo sfruttamento dei suoi simili e di tutto ciò che lo circonda.
Un broker, sempre durante il film, afferma che l'attentato alle Torri Gemelle per lui e i suoi colleghi è stata una benedizione e che la prima reazione dopo aver ricevuto la notizia era stata chiedersi di quanto fosse aumentato il prezzo dell'oro.
Psicopatici oggi.
Altra riflessione fondamentale che nel video viene affidata a Naomi Klein, una delle migliori menti giornalistiche che abbiamo oggi in Occidente, è quella sul Brand.
Un marchio ha bisogno di essere associato innanzitutto a qualcosa che fa parte del mondo reale, per cui gli si dà un aspetto riconoscibile e tridimensionale. Poi lo si umanizza, attribuendogli una personalità che è vicina ai clienti ai quali ci si vuole rivolgere.
Pensate a Mc Donald: cosa vi viene in mente a parte le salsine multicolore e gli hamburger di gatto? Chiaro: il simbolo della M fatto con le patatine giganti e il clown allegro, giovane e felice.
La cosa più triste è che dietro organizzazioni che dichiarano di avere come obiettivo finale la nostra felicità e il nostro benessere esistono delle persone singole che per lavoro inventano ogni giorno nuovi modi di prendere in giro altre persone singole, tempestandole di pubblicità su prodotti che spesso sono dannosi e sfruttano lavoro minorile o sottopagato.
Ma per questo vi rimando ad un altro mio post.
Quindi: è l'uomo ad essere fondamentalmente cattivo o sono le circostanze a renderlo tale? E qualsiasi sia la risposta che ci sentiamo di dare a questa domanda, la prossima è: ha senso, a questo punto, pensare che il mondo possa migliorare?
Il banchiere anarchico, dopo l'illuminazione, sostiene che l'unico modo per combattere le mistificazioni della società sia dominarle.
Avendo deciso di soggiogare la più importante, cioè il denaro, Saul non è diventato Paolo, né tantomeno santo: è diventato banchiere.
Così, possedendo sempre più soldi, secondo lui è riuscito a distruggere il potere che essi hanno su di lui.
Non so che tipo di droghe fumassero nel 1922, ma dovevano essere parecchio pesanti.
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