domenica 9 settembre 2012

I titoli di Stato e i PIGS: vediamoci chiaro

Già dal 6 settembre, giorno in cui ho postato il mio articolo sul debito pubblico, la BCE (Banca Centrale Europea) ha deciso di acquistare i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. Bene, ma cosa sono i titoli di Stato?

Quando lo Stato deve colmare la differenza tra ciò che spende e ciò che incassa e non ha moneta per farlo, può emettere delle obbligazioni (o titoli di Stato, cioè certificati sui quali viene stampata la somma di cui lo Stato ha bisogno) che vende a soggetti disposti a finanziarlo - individui, imprese, banche o Stati esteri - e che quindi diventano suoi creditori. Questi investitori, accettando di finanziare parte della spesa pubblica di uno Stato, si aspettano di recuperare il capitale investito, maggiorato di un certo interesseComprare un titolo di Stato equivale ad assumersi un rischio, cioè il rischio che lo Stato che emette il titolo possa fallire e non sia più in grado di restituire ciò che deve. Maggiore è il rischio percepito, maggiore generalmente è il tasso d'interesse associato ai titoli (in soldoni, lo Stato "rischioso" deve garantire un guadagno consistente agli investitori, altrimenti questi si rivolgeranno altrove). Lo spread di un titolo pubblico, ovvero la differenza di rendimento tra un titolo di uno Stato e quello di un altro Stato preso come riferimento (nel nostro caso la Germania), è uno dei parametri di riferimento principali per gli investitori, in quanto riflette il rischio percepito per un investimento in titoli rispetto ad uno ritenuto solido.

Al titolo di Stato viene attribuito il valore riportato sul suo certificato e questo valore è detto nominale. Poi c'è il valore reale, determinato da quanto il titolo in questione viene realmente richiesto sul mercato: se il mio titolo ha un grosso valore nominale ma quando lo metto sul mercato non lo vuole nessuno, non è un granché. Le agenzie di Rating fanno delle valutazioni sulla solidità finanziaria degli Stati, cioè fanno delle previsioni sulla possibilità o meno che un tale Stato riesca a ripagare il suo debito e spingono gli investitori ad averne più o meno fiducia.

Come ho già scritto nel post sul debito riguardo ai prestiti, anche i titoli hanno una scadenza entro la quale lo Stato debitore deve restituire i soldi a chi glieli ha prestati: se il titolo scade tra un mese, lo Stato corrisponderà il suo valore nominale entro questo termine. C'è però anche un interesse da pagare (lo chiamano cedola), ma quello viene liquidato periodicamente (ogni tre o sei mesi oppure una volta all'anno). Su alcuni titoli non ci sono cedole, ma il creditore guadagna lo stesso grazie allo scarto di emissione, cioè la differenza tra il valore nominale di un titolo e il prezzo d'acquisto (anche di questo do' una spiegazione più chiara tra poco).

Funziona così: lo Stato italiano emette un titolo da 10 euro e lo mette all'asta. Si presenta un consorzio di collocamento, cioè un gruppo di banche e/o società finanziarie che si assume il compito di collocare il titolo, quindi di venderlo ai risparmiatori. I componenti del consorzio agiscono attraverso i loro rappresentanti, dei garanti che sono chiamati sottoscrittori. A questi ultimi lo Stato chiede un valore di emissione, cioè una somma che può essere uguale, superiore o inferiore al valore nominale del titolo (in termini tecnici si dice che il titolo è emesso alla pari, sopra la pari o sotto la pari): se il titolo ha un valore nominale di 10 euro e lo Stato italiano decide di emetterlo sotto la pari, gli dà un valore di emissione (quindi un prezzo) inferiore a 10 euro per stimolare il consorzio a comprare, diciamo 9 euro. La differenza tra il valore nominale (10 euro) e quello di emissione (9 euro) si chiama scarto di emissione (1 euro). Per i titoli privi di cedola si paga periodicamente l'equivalente dello scarto di emissione del titolo finché il debitore non estingue il debito.

Il Ministero dell'Economia e delle Finanze emette sul mercato cinque categorie di titoli di Stato, ciascuno con diverse caratteristiche in termini di scadenza, rendimento (se cedola o scarto di emissione) e modalità di pagamento degli interessi:
- BOT: Buoni Ordinari del Tesoro, titoli che si devono corrispondere dopo tre, sei o dodici mesi, privi di cedole ma con scarto di emissione;
- Btp Italia: titoli della durata di quattro anni;
- CCT: Certificati di Credito del Tesoro, della durata di sette anni con cedole variabili semestrali;
- CTZ: Certificati del Tesoro Zero Coupon, della durata di ventiquattro mesi e privi di cedole;
- BTP: Buoni del Tesoro Poliennali, della durata di tre, cinque, dieci, quindici e trent'anni, con cedole fisse semestrali.

Oggi i Paesi europei in difficoltà sono la Grecia, il Portogallo, l'Irlanda, la Spagna e ovviamente l'Italia. I giornalisti economici li chiamano simpaticamente PIGS, che in inglese significa maiali
I PIGS hanno un debito pubblico di parecchio superiore al loro PIL (Prodotto Interno Lordo, ovvero la loro ricchezza in beni e servizi) e ciò significa che non hanno molte possibilità di riuscire a restituire i soldi che hanno chiesto in prestito attraverso i loro titoli. Dunque il rischio per gli investitori privati che li hanno acquistati cresce e di conseguenza crescono anche gli interessi richiesti allo Stato debitore. Questo fenomeno si chiama spread
Se ad esempio un BTP ha un rendimento del 7% e il titolo più simile ad esso emesso da un Paese forte rende per il 3%, allora lo spread sarà di 7-3=4 punti percentuali, dunque 400 punti base. Lo spread ha l'effetto di scoraggiare uno Stato in difficoltà dall'emettere altri titoli visto che non avrà modo di ripagare gli interessi troppo alti. Il debito pubblico continua a crescere e lo Stato non può chiedere altri prestiti, per cui va verso il fallimento.

Come abbiamo detto, sono le agenzie di Rating a decidere se i titoli sono più o meno rischiosi e lo fanno attribuendo loro delle sigle:
- AAA, AA, A= va tutto bene, lo Stato è in grado di ridarvi i vostri soldi quindi continuate ad investire;
- BBB, BB, B= lo Stato può ancora ripagarvi ma va incontro a periodi molto difficili, quindi fate attenzione;
- CCC, CC, C= rivendetevi i titoli, ammesso di trovare ancora qualcuno disposto a comprarli.
N.B.- Queste sono solo le categorie principali, ma esistono dei sottogruppi.

Forse avrete già letto su questo blog che l'articolo 123 del Trattato di Lisbona rende illegale l'acquisto diretto di obbligazioni sovrane. Dunque Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, il 6 settembre scorso ha deciso di infrangere una regola. Perché?
Semplice: sui titoli italiani c'era un interesse ormai altissimo a causa dell'entità del nostro debito pubblico e quindi della quantità di rischio che un investitore doveva essere disposto a correre comprandoli. Poiché si suppone, o meglio si spera, che la BCE non ragioni come un investitore privato e abbia interesse più ad evitare che i PIGS falliscano che a speculare sui loro problemi, si suppone anche che sia l'unica a non chiedere un rialzo degli interessi e quindi dello spread. 
Ciò darebbe una chance ai Paesi in difficoltà, ma potrebbe essere un grosso rischio per quelli ricchi come la Germania: de lo Stato italiano, Dio non voglia, dovesse fallire, essi subirebbero perdite ingenti perché non riavrebbero i soldi che ci hanno prestato acquistando i nostri titoli attraverso la BCE. Infatti, il piano di Mario Draghi per salvare i PIGS ha avuto una grande nemica: la Bundesbank, cioè la Banca Centrale Tedesca.

Il piano in questione si chiama OMT e ne parleremo insieme quanto prima.

Ascolto consigliato:



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