giovedì 6 settembre 2012

Il Debito Pubblico


Cos'è il debito pubblico?

Il debito pubblico è la differenza tra ciò che lo Stato ha e ciò che spende.
Se hai bisogno di comprare il pane, che costa un euro, ma hai solo 50 centesimi, devi chiedere un prestito a qualcuno. Da premettere che questi 50 centesimi non li hai guadagnati tu (lo Stato), ma ti sono stati dati dalla tua famiglia (i cittadini) per fare la spesa per tutti.
Gli italiani contribuiscono alla spesa pubblica con ben tre tipi diversi di tributi: le tasse (per i servizi cosiddetti "divisibili" come la sanità e l'istruzione), le imposte (per i bisogni pubblici "indivisibili" come la giustizia e l'ordine pubblico e i contributi (i soldi che ci vengono chiesti quando usiamo un servizio come l'utenza stradale). Bene: con tutto questo arriviamo a 50 centesimi.
E gli altri 50? Ce li facciamo prestare da Ciro, che però ne vuole indietro 60 se glieli ridiamo tra una settimana, 70 se glieli ridiamo tra due settimane and so on. La differenza tra la somma che ci ha prestato all'inizio e quella che dobbiamo ridargli si chiama interesse e per recuperarlo, visto che il pane in famiglia lo mangiano tutti, la prossima volta che andremo a fare la spesa ci faremo dare un pò di più rispetto all'ultima, così mettiamo qualcosa da parte per ripagare gli interessi di Ciro. In altre parole, i tributi ai quali siamo sottoposti comprendono anche una somma per ripagare gli interessi del nostro debito.

Perché in Italia il debito è così alto?

La spesa che uno Stato si trova ad affrontare è di due tipi: una per lo Stato minimo (ordine, giustizia e difesa) e una per lo Stato sociale (istruzione e salute). In Italia dopo il secondo dopoguerra la prima è rimasta quasi uguale, mentre la seconda è aumentata parecchio. Poiché il nostro Paese cresce lentamente e spende più di quanto non incassi già da un pò, il nostro debito ha raggiunto dimensioni faraoniche. 
In effetti più che l'ammontare del debito ad essere importante è il rapporto tra esso e il PIL (prodotto interno lordo): la mia famiglia deve 50 centesimi a Ciro ma ne guadagna solo 25, quindi dove mai potrà prendere il resto? Questo per dire che se il popolo italiano vanta stipendi da fame e disoccupazione galoppante non potrà mai pagare i tributi necessari a sanare il debito.

Ma chi è Ciro (ovvero: a chi dobbiamo tutti questi soldi)?

Bisogna partire da un pò di anni fa.
Fino al 2007 lo Stato poteva stampare e mettere in circolazione tutta la moneta di cui i cittadini avevano bisogno. 
Attenzione: per moneta si intende solo la rappresentazione del denaro e non il denaro stesso. Infatti la banconota ha il valore di un pò di carta stampata, ma ha la funzione di rappresentare la ricchezza equivalente: una banconota su cui è scritta la somma di dieci euro non vale questa somma, ma si limita a rappresentarla.
Nel 2007, dunque, l'articolo 123 del Trattato di Lisbona stabilì che la BCE (Banca Centrale Europea) non avrebbe potuto finanziare direttamente gli Stati ma si sarebbe limitata a dare l'ordine di stampare le banconote alle banche commerciali, cioè banche private a tutti gli effetti come quella Centrale italiana, la Banca d'Italia.
Da allora funziona così: il Governo decide che gli serve moneta, ad esempio dieci euro, per cui stampa dieci titoli di debito da un euro l'uno. Attraverso degli intermediari, la Banca d'Italia li acquista con dieci banconote da un euro l'una il cui valore, ripeto, non è che quello di semplice carta stampata. Questi dieci euro, quindi, in realtà non esistono, ma sono fatti di fogli di carta che una Banca privata ha prestato allo Stato su promessa di quest'ultimo di restituirli. Si crea un debito che viene detto pubblico e che ricade sullo Stato, cioè sui cittadini.
Insomma, il debito non è attribuibile a nessun tipo di amministrazione pubblica, soprattutto se consideriamo che la Banca d'Italia non subisce alcuna influenza da parte del Parlamento: ha solo l'obbligo di presentargli una relazione per comunicare ciò che ha fatto, ma le sue decisioni non vengono nè discusse nè tantomeno approvate. I nostri rappresentanti democraticamente eletti possono solo prenderne nota.
Ciro è la Banca d'Italia.

Cosa stiamo facendo per ripagare il debito?

Se mi avete seguita finora avrete capito che per ripagare un debito creato dal paradosso per cui una banca privata stampa le banconote che servono ai cittadini possiamo solo riappropriarci dei nostri soldi. Dovrebbe essere lo Stato a stampare moneta e a metterla in circolazione quando serve o a toglierne e bruciarne un pò quando ce ne è troppa in giro (inflazione), così da dare solidità all'economia e stabilità ai prezzi (sulla funzione del denaro tornerò in un altro post).
Invece in questi mesi non si fa altro che parlare di Spending Review, di cui vorrei nominare i risultati principali.
Risultato n.1: a seguito dei tagli gli italiani sono ancora più poveri, gli imprenditori non hanno soldi da investire perché devono usare il poco che hanno per pagare tributi esosi e non possono investire in nuove attività, per cui l'economia è ferma.
Risultato n.2: grazie all'aumento dell' IVA (Imposta sul Valore Aggiunto, cioè un'imposta che tutti i consumatori devono pagare per avere accesso a beni o servizi "finiti") che scatterà a luglio 2013, tutti i prezzi aumenteranno.
Risultato n.3: per riuscire a mantenere aperte tutte le strutture ospedaliere che stavano chiudendo a causa dei suddetti tagli si è deciso che esse dovranno risparmiare sui dispositivi medici (tipo la TAC) semplicemente evitando di comprarne altri.
Risultato n.4: tagli del 20% al personale degli Uffici pubblici, del 10% alle risorse umane e di un altro 10% all'organico delle forze armate. Alcune persone che hanno perso il lavoro sono troppo giovani per ottenere la pensione, ma anche troppo vecchie per rimettersi nel mercato del lavoro. Li chiamano esodati.
Risultato n.5: tagli al Fondo Università di duecento milioni di euro e di altri 100 entro il prossimo anno.
Inoltre uno dei regali della spending review è la corsa alle privatizzazioni, per la quale vi rimando al mio post del 4 settembre.

Ciò che avete letto vuole essere una piccola riflessione, che spero di poter ampliare pian piano su questo blog, su un tema complicato come quello del funzionamento del nostro sistema bancario. Di certo non è l'introduzione ad un manuale di economia e mi scuso con i tecnici della materia se il mio modo di esprimere alcuni concetti complessi, anziché risultare semplice, può forse essere considerato semplicistico. Sono convinta però del fatto che non ci troveremmo al punto in cui siamo se fossimo informati su ciò che succede intorno a noi.
Se ci sarà ancora gente che non si documenta su temi cruciali come questo per la convinzione di non capirci niente o addirittura di annoiarsi, non abbiamo nessuna possibilità di salvarci.

Ascolto consigliato:



2 commenti:

  1. Un post interessantissimo.
    Sono la prima a non avere una grande cultura in materia, non per disinformazione, ma perchè spesso mi ritrovo a dover affrontare una mia mancanza di mezzi per comprendere discorsi più articolati e tecnici, che, in certe situazioni, sono decisamente poco utili per affrontare la realtà dei fatti...
    Grazie per questo tua spiegazione "semplicistica", se così gli economi vorranno considerarla.
    Per noi comuni mortali è finalmente, semplicemente, italiano.

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    1. Grazie, sono contenta che tu l'abbia trovato interessante! Anche se ci sono concetti che possono essere imprecisi o incompleti, vorrei dare qualche spunto a chi ha intuito l'importanza di certi argomenti. Tra poco, un post che spero ti sarà altrettanto utile sui titoli di Stato.

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