mercoledì 19 settembre 2012

Il Pianeta alternativo


Nel mio precedente post ho cercato di evidenziare la necessità impellente di sostituire le fonti non rinnovabili di energia (combustibili fossili) e di riflettere sulla nostra percezione di ricchezza intesa come capacità di acquistare più o meno oggetti.
Come promesso, oggi parliamo delle possibili soluzioni per il problema ambientale (e quindi per il continuo incremento del debito pubblico) e della Teoria della Decrescita.

Ieri ho ricevuto alcune critiche secondo le quali i dati che avevo fornito su ciò che accadrà al nostro Pianeta a causa del riscaldamento globale sono campati in aria. Sarà, ma la stessa Unione Europea stima che entro il 2020 il 20% della sua energia e il 33% dell'elettricità dovranno essere ricavati da energie rinnovabili. Le Centrali elettriche a carbone dovranno essere completamente abbandonate, mentre si guarda alle energie geotermica, eolica, solare e idraulica come alle soluzioni migliori.
Non ho menzionato né il nucleare, né l'etanolo e ho i miei buoni motivi. Li analizzo brevemente, così poi parliamo delle risorse a mio parere migliori dal punto di vista non solo dell'impatto ambientale, ma anche di quello economico.

Quando si parla di nucleare molti nominano la Francia, dove esso fornisce il 70% dell'energia, ma nessuno dice che il 40% delle risorse idrauliche francesi viene usato per il raffreddamento degli impianti anziché per la popolazione o per l'agricoltura. L'acqua espulsa inquina laghi e fiumi.
Nelle centrali nucleari, come è noto, si usa l'uranio arricchito, per ottenere il quale bisogna usare una grande quantità di energia, per cui i benefici dal punto di vista dei rendimenti sono molto inferiori a ciò che si immagina.
Occorrono sette anni per progettare una centrale, altri sette per costruirla e permetterle di produrre energia, altri sette per recuperare l'energia necessaria a costruire la centrale stessa: facendo il conto, ci vogliono ventuno anni perché una centrale possa essere effettivamente produttiva
E noi ventuno anni non ce li abbiamo.
Se propendessimo per il nucleare, dovremmo produrre circa il 20% del nostro fabbisogno energetico attraverso di esso e ciò comporterebbe la costruzione di tre centrali ogni trenta giorni per sessant'anni.
I rifiuti del nucleare non sono ancora smaltibili e le assicurazioni, da stipulare obbligatoriamente per coprire i costi di un eventuale incidente, sono costosissime. Senza considerare che le scorie potrebbero finire in mani sbagliate ed essere usate per la costruzione di bombe nucleari.
Quando una centrale diventa inutilizzabile perché troppo usurata, i costi di smantellamento sono esosi.
Se ci dovesse essere un solo incidente saremmo fregati: si stima che nell'area di Chernobyl le attività di agricoltura potranno riprendere solo tra 200 anni e l'area dove è esploso il reattore n°4 tornerà ad essere sicura solo tra 20.000 anni.
A giustificare la mia avversione contro il nucleare, comunque, basta un dato di fatto: l'uranio è una risorsa limitata, esattamente come i combustibili fossili. Tra il 2025 e il 2035 saremmo punto e accapo.

Avete presente quando la Thatcher privatizzò mezza Inghilterra? Era il 1992, non troppo tempo fa. Aveva messo sul mercato anche le centrali nucleari, ma nessuno le volle.
Che strano.

E l'etanolo?
Quello derivato dal mais, molto meno dannoso per l'ambiente dei combustibili fossili ma non per questo definibile “pulito”, è stato favorito dagli USA di George W Bush, che annunciò grossi finanziamenti per la coltivazione di mais destinato alla produzione delle biomasse (cioè i prodotti di origine forestale o agricola, provenienti quindi da colture, inclusi i residui). 
Gli agricoltori americani convertirono le loro colture di grano e soia al mais, con la conseguenza che i prodotti usati per l'alimentazione della popolazione subirono un aumento di prezzi spaventoso.
Il processo di produzione dell'etanolo richiede molta energia, per cui il rendimento è basso; al contrario, i sussidi governativi necessari al suo finanziamento sono molto alti.
Certo, si può produrre etanolo anche attraverso la lavorazione dello zucchero come fanno in Paraguay, ma ciò porta alla distruzione delle foreste.
In generale, mi pare che l'uso di colture agricole per il soddisfacimento del nostro fabbisogno energetico piuttosto che alimentare sia un grosso spreco.

Molti sostengono che la transizione da un tipo di energia da fonti non rinnovabili a quella ricavata da fonti rinnovabili sia molto costosa: esse non sarebbero prodotte da una o due grosse centrali per zona, ma praticamente ogni abitazione dovrebbe avere impianti a sé.
A questa obiezione rispondo in due modi: innanzitutto l'Unione Europea ha previsto grossi mezzi di incentivazione, quali il CIP 6/92, i Certificati Verdi, il Conto Energia Fotovoltaico, la Tariffa Onnicomprensiva per impianti di potenza inferiore ad 1 MW e i nuovi incentivi previsti dal ddl 28/2011 a partire dal 2013; a questo proposito, va segnalato che dall'anno prossimo la totalità delle emissioni di CO2 dovrà essere pagata da chi le effettua, costi che non riguarderanno i consumatori di energia pulita. 
Oltretutto una volta ammortizzati i costi di costruzione dei nuovi impianti essi renderanno molto di più di quelli attualmente utilizzati, con costi ridicoli rispetto a quelli che stiamo sostenendo adesso.
Ciò si spiega perché l'aumento continuo delle bollette, come detto, è dovuto alla scarsità delle risorse usate per la produzione di energia, che mano a mano che si esauriscono, costano sempre di più. 
Le FER (fonti energetiche rinnovabili), invece, possono essere sfruttate praticamente per sempre: nel solo deserto algerino potremmo reperire una tale quantità di energia solare da soddisfare il fabbisogno energetico dell'intero Pianeta.
Il fatto poi che ci saranno piccole centrali distribuite ovunque sul territorio porterà alla democratizzazione dell'energia: essa verrà prodotta da noi stessi e potremo diffonderla così come facciamo con le informazioni su internet.

Ciò che avete letto finora non deve portarvi a pensare che le FER non abbiano effetti negativi, perché tutto comporta delle conseguenze: l'energia idraulica ha effetti devastanti se usata in larga scala, quella eolica potrebbe nuocere all'emigrazione degli uccelli e per la costruzione di impianti fotovoltaici si usano materiali altamente nocivi. Nulla è gratis.
Per risolvere i problemi legati alle fonti rinnovabili dobbiamo cambiare mentalità: solo la conservazione dell'energia e la ponderazione nel suo uso possono soddisfare la domanda, soprattutto perché si calcola che la popolazione mondiale arriverà ai nove miliardi entro il 2050.

L'unica teoria in grado di aiutarci in questo senso è quella della Decrescita Felice, alla quale ho accennato nell'ultimo post per spiegarne il concetto base. Lo riprendo brevemente: la crescita del PIL non indica un miglioramento del nostro tenore di vita, anzi. A volte produrre di meno significa stare meglio: se uno Stato distribuisce meno farmaci, vuol dire che la popolazione è generalmente in salute. 
Sul meccanismo perverso del PIL ho trovato un video di Ascanio Celestini che definirei emblematico, oltre che divertente.



Cosa fa concretamente uno che vuole decrescere?

Intanto, rifà l'impianto di riscaldamento di casa sua. Paga degli operai con gli incentivi europei creando nuovi posti di lavoro e ammortizza il costo dei lavori grazie al risparmio che il nuovo impianto gli procura arrivando a consumare il 70% in meno rispetto a quello precedente. 
Già che c'è, fa la coibentazione delle mura e degli infissi, cioè impedisce che essi disperdano il calore generato dal nuovo impianto. 
Avete presente i doppi vetri? Ecco. 
Per il ricambio dell'aria prediligerebbe i metodi che permettono di effettuarlo senza aprire le imposte, in modo da non immettere aria fredda nell'ambiente.

Una volta ottenuta una casa di classe oro (eh si, perché le case sono classificate in base a quanto consumano proprio come gli elettrodomestici), cambia la sua vecchia auto con una ibrida, per sfruttare energia elettrica quando si sposta e usare benzina solo quando supera una certa velocità o quando si è dimenticato di attaccarla alla presa in garage.

Infine, comincia a mangiare meglio: carne e pesce una o due volte alla settimana, frutta e verdura di stagione e tanti cereali, prediligendo tutto ciò che proviene dalla sua zona e magari aquistando direttamente presso le aziende agricole anziché al supermercato.

Lo so, per un italiano ridurre il consumo di carne e pesce sembra una follia: molti dopo questo discorso entrano in analisi. Datemi una chance, in cambio vi do qualche informazione in più.

Ogni minuto un'area della misura equivalente a sette campi da football messi insieme viene deforestata per permettere la produzione di carne. I capi di allevamento consumano una quantità di cibo sufficiente a 8,7 miliardi di persone. Per produrre 1kg di carne ci vogliono 16kg di grano. Le emissioni di gas serra imputabili al settore agricolo contribuiscono per circa il 22% al totale delle emissioni, vale a dire quanto quello dell'industria e più di quello dei trasporti. Di questa quota, l'80% è dovuto all'allevamento e al trasporto degli animali da macello, quindi al solo consumo di carne è dovuto un sesto dell'effetto serra.
Vi basta?

Ovviamente se cominciassimo a mangiare meno carne dovremmo sostituirla con qualcosa di proteico, come i cereali: qualcuno potrebbe dire (e infatti lo fa) che le colture alimentari non basterebbero per tutti e dovremmo continuare la nostra opera di deforestazione per coltivare la terra necessaria a soddisfare il nostro fabbisogno alimentare. E' altrettanto ovvio, però, che non avremmo più bisogno di sfamare tanti capi di allevamento e ciò che rimane potremmo mangiarlo noi, senza tagliare nemmeno un altro albero
Soprattutto se consideriamo che già oggi la quantità di cibo che si butta in Italia equivale al 3% del PIL: uno spreco mostruoso.

Come vedete sono tante le cose che possiamo fare per il nostro Pianeta, a partire da domani stesso. Se aspettiamo ancora potremmo non avere più la possibilità di scegliere.
E' inutile trincerarsi dietro la scusa che ai Governi non interessa l'ecologia e che pensano solo a fare i propri interessi: è vero, ma non è un alibi per continuare a vivere come se niente fosse.
Pensateci: se ognuno di noi avesse fatto le stesse cose che ho attribuito al nostro omino virtuoso, la richiesta di petrolio sarebbe scesa di parecchio e forse gli USA non avrebbero dichiarato guerra all'Iraq per rifornirsene o la Cina non avrebbe impedito le azioni dell'ONU in Darfur, dove il suo principale fornitore di petrolio, il Sudan, ha provocato la morte di circa 400.000 persone.
Possiamo fare la differenza: abbiamo tutti gli strumenti per riuscirci. Solo quando prenderemo coscienza delle nostre potenzialità potremo costruire il mondo del futuro. Io lo voglio pacifico, pulito e giusto.
E voi?

Ascolto consigliato:



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